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Il segreto dell’Onda di Hokusai

Un volume di recentissima pubblicazione per i tipi SKIRA PAPERBACK svela i segreti che si celano dietro il capolavoro iconico in stile ukiyo-e.

Nel 1853 il Giappone si apriva al commercio col resto del mondo; dagli anni ’60 cominciavano a diffondersi in Europa, e principalmente in Francia, complementi d’arredo provenienti dall’Oriente.
Le prime xilografie dall’Impero del Sol Levante arrivarono grazie al commercio di ceramiche e vasi che, per affrontare il lungo viaggio verso il Vecchio Continente, venivano impacchettati con fogli dalle immagini esotiche, alcune delle quali vere e proprie opere d’arte. In breve tempo il gusto decorativo giapponese si diffuse influenzando tutte le arti decorative di fine Ottocento e affascinando, tra i primi, i pittori Impressionisti, Secessionisti e Nabis, che ripresero da maestri giapponesi quali Hokusai, Utamaro, Hiroshige, nuove e più essenziali norme compositive fatte di sintesi, colori brillanti, valori decorativi rigorosi.

Il segreto dell’Onda di Hokusai, testo di Paolo Linetti, storico dell’arte Giapponese e Direttore del Museo d’Arte Orientale di Brescia, non è una nuova dettagliata biografia o un elenco commentato delle opere di Hokusai, ma un originale lavoro di ricerca condotto dall’autore per capire la motivazione di queste fascinazioni generali e trovare le ragioni più profonde che hanno potuto portare a tali straordinari risultati.
La grandezza di Hokusai Katsuscina (Edo 1760-1849) era già riconosciuta nei primi anni del XIX secolo e il tempo non ha potuto che riconfermarne il genio. In lui si coniugano incredibilmente conoscenza scientifica della figura, preparazione matematico-geometrica e grandi capacità creative fantastico-oniriche. La realizzazione di ogni sua immagine, infatti, era preceduta da un’attenta analisi dei soggetti da rappresentare, da una profonda conoscenza scientifica della loro struttura, da un meticoloso studio delle proporzioni e delle posizioni.
Proprio sulla sintesi estetico-scientifica specifica del Maestro giapponese si concentra l’autore del volume, focalizzando l’attenzione del lettore su un artista che, pur seguendo un rigoroso schema nel disegno del soggetto, riesce ad esprimersi con originale fantasia e bellezza nel dare vita ai suoi mostri terrificanti, alle meravigliose creature chimeriche, agli scenari di paesaggi favolosi e utopici.

Il maestro Hokusai affermava che qualunque figura può essere disegnata attraverso una riga e un compasso, la stessa affermazione che già secoli prima aveva fatto in Germania Albrecht Dürer nel suo “Trattato sulla misura con il compasso, la riga per le linee, i piani e i corpi solidi”. Secoli e continenti separano questi due artisti, eppure il collegamento tra loro può essere trovato proprio nel codice che sta alla base dello schema costruttivo della famosa “Grande onda al largo di Kanagawa”.
Come scrive l’autore, dopo avere studiato accuratamente le forme geometriche riscontrate in Hokusai risulta più significativo il suo testamento morale: “A settantatré anni ho un po’ intuito l’essenza della struttura di animali e uccelli, insetti e pesci, della vita di erbe e piante, e a ottantasei progredirò oltre; a novanta ne avrò approfondito ancor più il senso recondito e a cento anni avrò forse veramente raggiunto la dimensione del divino e del meraviglioso. Quando ne avrò centodieci, anche solo un punto o una linea saranno dotati di vita propria”.

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